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Misteri della vita CI: Baciccia

Daniele, che era di Sassello, mi aveva insegnato la seguente filastrocca per deridere suo zio Baciccia (crossover!):
Baciccia
cugia dritta
gambe storte
tira ippa

Filastrocca nel buffo dialetto sassellese, a metà tra il ligure e il piemontese, suggeriva la somiglianza tra Baciccia e qualche sorta di animale. Ebbene, saranno trent’anni che mi chiedo cosa può voler dire l’ultimo verso. Pur immaginando che potrebbe essere una trascrizione non letterale, cosa può voler dire “tira ippa”?

La strage dei mangiapatate

(Chiamate il WWF, qua si parla di sterminio di massa di animali. E fa anche un po’ schifino.)

Sassello, 1984 o giù di lì
Quell’anno Baciccia (crossover con altro post!) aveva piantato le patate, nel campo che stava tra casa sua e i terreni della Cecchina. Poco lontano dalla casa degli zii di Lella, per capirci. Quel gruppo di giovani virgulti che scorrazzava per la campagna (cioè io col mio entourage), visitando quel campo, scoprì che era infestato dai mangiapatate. No, non si trattava di belgi, ma di una strana specie di insetti, non molto diversa dalle coccinelle ma col dorso a strisce di color nero e giallo chiaro: qualche tassonomista potrà forse scoprirne il nome scientifico, Google purtroppo non lo sa.
Ebbene, da bravi bimbi che eravamo decidemmo di liberare il campo di Baciccia da questi animaletti, pensando, forse a ragione, che fossero dei parassiti. Passammo quindi un allegro pomeriggio a raccoglierli, mettendoli in un sacchetto di plastica. Tale contenitore, man mano che il sole tramontava e si appropinquava l’ora di cena, divenne bello pieno e pesante. Sudati, sporchi e soddisfatti del nostro lavoro a questo punto ci ponemmo il problema: che  fare di tutte quelle bestiole? A liberarle si rischiava che tornassero a infestare i frutti della fatica di Baciccia, e poi dovevamo dare l’esempio a tutti i futuri mangiapatate. Appoggiammo il sacchetto per terra, e iniziammo a calpestarlo senza pietà, riducendo i malcapitati animaletti in poltiglia. Il sacchetto fu poi buttato nella spazzatura senza che nessuno osasse aprirlo.
Ed è da allora che i fantasmi di centomila mangiapatate infestano Sassello.