xxmiglia.com's
uFAQ
Scrivermi?
Categorie
Ricerca

Per i ritardatari
Mi do da fare
Sono alla moda e tuitto
Il sussidiario

Ad Alassio, nel sottopassaggio antistante la stazione ferroviaria, è stata attivata una lodevole iniziativa: ci sono diverse bancarelle incustodite con libri di vario tipo; chi vuole, può regalare libri limitandosi a lasciarli lì; viceversa è possibile acquistarli lasciando una donazione (“minimo un euro!” minaccia un severo cartello) a favore della ricerca contro il cancro. L’offerta è piuttosto vasta, e inevitabilmente scadente: c’è gente che lascia pacchi di riviste, addirittura ho visto elenchi telefonici vetusti e opuscoli della chiesa. Che cacchio, dovrei lasciarti un euro per un “Chi” di sei mesi fa? E allora preferisco limitarmi a fare un’offerta senza nulla in cambio! Va anche detto che cercando con calma ogni tanto si trova qualche gioiello; sono ad esempio fortemente tentato dai romanzi di Beverly Hills 90210 che mi occhieggiano da qualche tempo, e mesi fa ho trovato uno splendido libro di informatica degli anni ’80 scritto, per farlo sembrare futuribile, con un font identico a quello delle stampanti ad aghi (questo libro merita un post a parteche prima o poi arriverà).

Uno dei sempreverdi del sottopassaggio della stazione è costituito dai libri scolastici, e in questo periodo la scelta è abbondante: evidentemente le mamme acquistano i nuovi libri e sbolognano nelle bancarelle quelli vecchi e ormai “inutili”. Uno di questi lo ho acquistato, prima della scorsa estate: si tratta di un sussidiario di quarta elementare intitolato Una marcia in più datato 1993. Solo dopo l’acquisto ho finalmente realizzato che “sussidiario” significa “oggetto che fornisce un sussidio (allo studio)”: io ero sempre stato convinto che fosse un “sussi-diario”, cioè un diario che, boh, sussa (ma senza mai capire cosa significasse). Ho anche riscoperto con delizia un’usanza che avevo rimosso: quella di ricoprire i libri con una fasciatura di plastica colorata semitrasparente (tipicamente verde, blu o rossa), spesso con l’etichetta col nome.
Questo sussidiario ora staziona nel mio bagno e ad ogni, ehm, seduta ne leggo alcuni brani e scopro qualcosa di nuovo. Ad esempio che l’economia del Molise è basata sull’agrucoltura e la pastorizia, che sull’impero di Carlo V non tramonta mai il sole, che l’aria calda sale e quella fredda scende come potete verificare voi con un semplice esperimento, che l’area di un rombo è diagonale per diagonale diviso due, ma anche (magia!) base per altezza diviso due.

Il mondo dei sussidiari, nel 1994, non è diverso da quello che avevo conosciuto io nella prima metà degli anni ’80. Ho rilevato solo qualche piccola differenza in matematica (nessuna traccia di algoritmi per effettuare le operazioni, maggiore attenzione ai concetti algebrici e topologici) e nella terminologia (insistenza sull’espressione “elementi antropici” in geografia, ad esempio) e, dal punto di vista pedagogico, negli esercizi che invitano i bambini a verificare le nozioni da soli. Ma la sostanza è quella: d’altronde, i programmi ministeriali sono gli stessi, non ci si può ricamare sopra moltissimo.

Ormai son passati quindici anni e Una marcia in più è ormai obsoleto a sua volta: chissà se nel nuovo millennio qualcosa è cambiato, e se ora l’area del rombo si calcola in un altro modo. Secondo me no.