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Annecy 2005 parte prima: di cosa stiamo parlando?

La Savoia è quella regione che, insieme a Nizza, è stata ceduta alla Francia durante le guerre di indipendenza. Una volta era in qualche modo italiana (tanto che la nostra "famiglia reale" ne prende il nome), ma nel secolo abbondante che è passato da allora è scomparsa ogni traccia di cultura italica; ogni volta che mi reco ad Annecy, in Alta Savoia, per vedere il festival di cinema di animazione, mi chiedo se un tale splendore sarebbe possibile in Italia. Probabilmente no, quindi bravo Vittorio Emanuele II che l’ha ceduta a Napoleone III.

Annecy è una bella cittadina a 500 metri di altezza sulle rive di un lago, con le montagne che la dominano, un centro storico caratteristico delizioso, un castello medioevale di bella fattura ed è la capitale mondiale del cinema di animazione. Infatti, ogni anno, durante la prima settimana di giugno, qui si svolge il Festival International du Film d’Animation (FIFA), che è un’esperienza meravigliosa.

Prima di dilungarmi su com’è stato Annecy 2005, terrò una breve descrizione di come è strutturato il FIFA di Annecy. Che sia la prima e l’ultima volta, dall’anno prossimo solo reportage diretti!

Il festival è costituito da un concorso di cortometraggi, lungometraggi, produzioni televisive, film per internet e film su commissione, più vari programmi speciali fuori concorso.
I cortometraggi formano il piatto forte della manifestazione. Si tratta di opere che raramente si vedono al di fuori del circuitIl Bonlieu, centro del Festivalo dei festival, ma che racchiudono grande creatività e capacità tecniche. Il cortometraggio animato è una forma di espressione indipendente dalle altre forme di animazione: se il cortometraggio dal vivo in genere non è altro che una "prova generale" delle capacità di un regista che poi si cimenterà coi lungometraggi, quello di animazione solo raramente forgia talenti che andranno a fare altro, e inoltre permette sperimentazioni che non possono funzionare in altre forme di espressione. Ad esempio, l’animazione astratta (o non narrativa, in generale) non può reggere più di dieci minuti, né tantomeno tecniche astruse come l’animazione della sabbia o degli schermi di spilli o dei quadri ad olio (sic!). Pertanto, geni riconosciuti tra i critici e gli appassionati come Norman McLaren, Alexandre Alexeieff, Bill Plympton, Jan Svankmajer sono pressoché ignoti al grande pubblico. Piccola grande eccezione è forse Bruno Bozzetto, ben noto dalle nostre parti (magari più grazie a Piero Angela che al resto!) e grande appassionato del campo.
Cinque programmi sono dedicati ai cortometraggi in concorso più altri quattro ai film de fin d’études (detti "film di scuola"), sorta di tesi di laurea delle scuole di animazione. Fuori concorso, inoltre, sono proiettati tre-quattro programmi di Panorama, i primi scartati delle selezioni o corti che per qualche altra ragione non hanno partecipato al concorso ma che sono ritenuti degni di essere visti.

I lungometraggi in genere sono produzioni minori di nazioni emergenti oppure lavori alternativi. Disney, Dreamwork, Pixar o giapponesi non portano i loro lunghi in concorso, magari anche per non rischiare: a volte quindi si trova qualcosa di interessante, ma nella maggior parte dei casi sono produzioni di scarso valore. Ogni anno mi riprometto di evitarli il più possibile e poi finisco per vederli quasi tutti. Uff. Il numero di film in concorso è in genere cinque.

La sezione dedicata alla televisione, similmente, è una sorta di vetrina di produzioni di nazioni minori in questo campo. Per dire, non ho mai visto nessuna produzione giapponese maggiore, mentre gli americani mandano qualcosina qua e là: non i Simpson, ma è comparso qualcosa di Cartoon Network o della Nickelodeon. La maggior parte dei lavori presentati sono dunque serie e speciali televisivi europei, canadesi o asiatici non giapponesi: nonostante questo, spesso si trovano molte idee e meno appiattimento delle produzioni maggiori, ma anche budget più bassi e non raramente anche porcate immonde. Quattro o cinque programmi sono dedicati alla tv, di solito separati per target: prescolare, bambini, adulti. Di questi i più interessanti sono quelli per adulti, ovviamente, e i prescolari, quasi sempre tenererissimi. Le produzioni per bambini sono in genere più noiose.

Il lago di AnnecyInfine ci sono i concorsi minori, ad ognuno dei quali è dedicato un singolo programma. I corti per internet sono animazioni (in genere fatte in flash) che si trovano in giro per la rete, mentre i film su commissione (films de commande) sono spot pubblicitari, video musicali o, in misura minore, altre varianti di opere fatte su richiesta di qualcuno. In entrambi i casi si tratta di cosine piccole, con a tratti qualche buona idea ma in generale prive di spessore.

Al di là del concorso, esistono parecchie altre proiezioni, alcune di esse consuete di anno in anno e altre che variano. Una serie di programmi costante è la retrospettiva dedicata ad una nazione: quest’anno era il Canada, nel 2004 la Corea, nel 2003 l’Australia. A seconda della ricchezza culturale della nazione in questione vengono proposti più o meno programmi: per il Canada c’erano la bellezza di 12 programmi, essendo (anche se pochi lo sanno) la nazione più all’avanguarda per l’animazione di qualità, mentre per Australia e Corea erano rispettivamente cinque e sette. Altro programma costante è "Il grande sonno", dedicato agli ahimé scomparsi animatori durante l’anno.
E poi, al di là di questo, ci sono programmi sparsi: cortometraggi, anteprime, retrospettive. Per quanto riguarda i cortometraggi, quest’anno c’erano due programmi dedicati ai corti Politically Incorrect, uno sul Brasile, uno sull’Olocausto e uno sull’animazione indipendente newyorchese. Negli anni passati si son visti inserti, tra l’altro, su Charlie Bowers, sull’animazione erotica, su animazione e musica, sui titoli dei film.
Per le anteprime, se i francesi hanno qualcosa da presentare, lo fanno ad Annecy: quest’anno nulla, l’anno scorso il mediocre La profezia delle ranocchie, due anni fa il fetido Les enfants de la plouie e l’ottimo Les triplettes de Belleville. Quasi sempre viene portato un giapponese che poi sarà distribuito al cinema: Appleseed nel 2005, Ghost in the shell 2 nel 2004, Kiki’s Delivery Service e Patlabor XIII nel 2003, e ogni tanto arriva qualche altra novità: quest’anno c’era Madagascar, ad esempio.
La città vecchia di Annecy
Assistere al festival è faticoso: ci sono sei proiezioni al giorno, dalla prima delle 10:30 di mattina all’ultima delle 23, ed è normale farne quattro o cinque, sei nei casi particolari. Di solito non c’è tempo nemmeno per mangiare decentemente, e si finisce per ricorrere a panini, kebab, crepes da asporto e simili. Ovviamente nessuno ti obbliga ad assistere a tante proiezioni, c’è chi se la prende più con calma. Io, che vado lì apposta in vacanza, ci tengo a vedere più roba possibile, anche se alla fine è piuttosto stancante. Non è una vacanza riposante, nel complesso. Dico sottovoce, però, che è diritto riconosciuto di tutti ronfare durante le opere più noiose. Anzi, nello spettacolo delle 14 è quasi la norma individuare nel catalogo qualcosa da 10-20′ potenzialmente noioso, guardarne i primi minuti e poi lasciarsi andare tra le braccia di Morfeo. Gli applausi (educatamente immancabili alla fine di ogni proiezione, anche la più fetente) poi fanno da sveglia.

L’organizzazione è più che buona, tra l’altro. Proiezioni in sostanziale orario (ma nel 2005 di meno che negli anni precedenti), accrediti funzionanti, cataloghi dettagliati gratuiti e borsa in omaggio per chiunque abbia un accredito, file ordinate mai troppo lunghe, qualità di proiezione impeccabile e, soprattutto, sostanziale bilinguismo anglo-francese, cosa veramente rara in terre d’Oltralpe e che è apprezzatissima dal pubblico internazionale. Se un’opera è in francese, ha i sottotitoli in inglese e viceversa. Per le altre lingue, sottotitoli in una delle due lingue, con leggera prevalenza dell’inglese.

Quello però che non si può descrivere è l’atmosfera del festival, di come si respiri passione per l’argomento e di come una cittadina francese si trasformi per accogliere appassionati di animazione da tutto il mondo. Bisogna andarci, per capire. Accennerò infine facendo finta che sia un argomento secondario al fatto che le giovani animatrici presenti sono tante e tutte belle.

(Next: cosa c’era di bello e di brutto in breve)

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